Sentiero di Punta Bratina
Il sentiero storico naturalistico, tracciato nel 2012 dal Gruppo Speleologico Flondar sul promontorio Bratina si estende tra il Villaggio del Pescatore ed il corso del Timavo. Il percorso non presenta alcuna difficoltà, è quasi totalmente in piano ed è facilmente raggiungibile partendo dal Villaggio del Pescatore o dall’antica Chiesa di San Giovanni in Tuba. Percorrendo tale sentiero si possono raggiungere una serie di punti notevoli presenti nel territorio. Si tratta principalmente di opere risalenti alla Prima e alla Seconda Guerra Mondiale; il sentiero si sviluppa infatti lungo alcuni camminamenti della Prima Guerra Mondiale. Non meno importanti sono le tracce di una viabilità di probabile origine protostorica ed i resti d’epoca romana di un edificio del I secolo a.C. detto Castel Pucino o Palazzo d’Attila ancora in fase di studio. Il percorso è individuato da un doppio cordolo di sassi e da bandierine in vernice giallo-rossa. Un ulteriore motivo di attenzione per il turista è dato dal piccolo museo sulle rive del Villaggio del Pescatore, nel quale sono esposti plastici della zona, reperti della Grande Guerra e pannelli sulla storia del paese a partire dagli anni ’50. Per maggiori informazioni riguardanti il Museo consultare la pagina dedicata. FLORA La zona carsica dove si sviluppa il Sentiero ha una massima quota altimetrica che non supera i 30 metri ed è caratterizzata dalla vicinanza al mare. Questi fattori hanno una notevole influenza sulle condizioni climatiche ed in particolare sui valori della temperatura media, alquanto superiore a quella degli altri settori del Carso triestino. Tutto ciò ha favorito la crescita di una flora termofila pseudo-mediterranea, che ha quale tipico rappresentante il Leccio (Quercius ilex). Alcune foto dei primi anni 50 mostrano un paesaggio di spoglia nudità, dovuta al pascolo intensivo praticato allora ed all’eccessiva pratica della frequente ceduazione, che non consentiva alle essenze arboree di svilupparsi. Negli anni 1952-1953 il Governo Militare Alleato ha promosso una lodevole opera d’imboschimento con la messa a dimora di plantule di pino nero, per altro limitata ad una fascia marginale della Punta Bratina. Tuttavia il risultato non può considerarsi positivo, in quanto all’interno della pineta è cresciuto un sottobosco intricato e impenetrabile. In tutto il territorio predomina l’infestante pianta Scotano (vulgo sommaco), che in vari siti crea macchioni di estrema fittezza. Le essenze arboree che crescono sul Promontorio Bratina, sono quelle proprie della boscaglia carsica, vale a dire il Carpino nero, il Frassino e due tipi di quercia, la Roverella ed il citato Leccio, detto anche quercia nera per la permanenza del fogliame anche nella stagione invernale. Volendo quantificare la composizione boschiva della zona possiamo stabilire le seguenti proporzioni: Frassino 82%, Roverella 6%, Leccio 3%, Ciliegio selvatico 2%, Carpino nero 1%, Acero campestre 1%. Il restante 5% è rappresentato da piante non autoctone (Bagolaro, Mirabolano, Albero di Giuda ecc) insediati per inseminazione spontanea o artificiale. In passato era molto più diffuso il Carpino nero, diradato ed oramai quasi estinto a causa di una patologia di origine ignota. Allo stato attuale la pianta più pregiata è il Leccio, che in vari siti è raggruppato in vigorosi e grossi esemplari di 7/8 tronchi nati da uno stesso ceppo. Una menzione a parte riguarda la zona delle Risorgive del Timavo, dove il profondo terreno alluvionale ha favorito la crescita in un tempo relativamente breve di maestosi esemplari di Pioppo nero, la cui circonferenza supera i 4 metri. Di particolare interesse la presenza sulla sponda sinistra del Ramo Terzo di una piccola colonia di Cipressi calvi, una pianta di origine nord americana messa a dimora qui negli anni 20 durante i lavori di arginatura del fiume. Abbiamo trascurato di parlare della flora cosiddetta minore in quanto le nominate condizioni climatiche non consentono la crescita dei più pregiati esemplari floristici, come ad esempio la varietà di orchidee presenti in altre zone del Carso triestino ed anche della più comune Peonia e dell’ubiquitaria Limonella (Dittamo). FAUNA Passeggiando lungo il sentiero che si snoda lungo il Promontorio Bratina possiamo renderci conto del susseguirsi di diversi tipi di ambienti, passando dalla landa carsica, alle pinete di pino nero fino alle zone umide delle risorgive del Timavo. Essi contribuiscono a creare un mosaico di habitat e microhabitat in una zona molto ristretta. Alcuni rettili trovano condizioni di vita ideali dove il naturale rimboschimento della landa carsica da parte della vegetazione autoctona ha consentito il crearsi di un’alternanza tra zone di pietraia e zone alberate. La lucertola più spettacolare della zona è l’Algiroide magnifico (Algyroides nigropunctatus) che vive nelle zone bagnate dall’Adriatico orientale e in Italia è conosciuta sulle coste del Carso e sulle Prealpi Giulie Meridionali. Il maschio ha una colorazione molto vistosa, con il corpo rossastro e la gola e il contorno occhi di un blu intenso. Tra gli insetti è possibile veder volare la farfalla macaone (Papilio machaon) mentre sono osservabili la cetonia aurata, chiamata volgarmente maggiolino, in dialetto mandriòl, e il sempre più raro e protetto cervo volante (Lucanus cervus). Tra gli uccelli presenti si notano facilmente la ghiandaia (Garrulus glendarius), e molti passeriformi come l’usignolo (Luscinia megarhyncos), la cinciallegra (Parus mayor) e il fringuello (Fringilla coelebs). Alcuni rapaci quali la poiana (Buteo buteo) sorvolano i cieli del promontorio. Sopra agli alberi di pino nero, introdotto a partire dal 1800, si possono riconoscere con facilità i nidi della processionaria (Thaumetopoea pityocampa), chiamate così per la loro abitudine di porsi in fila indiana quando sono alla ricerca di cibo. Questi bruchi sono ricoperti da una peluria urticante ed è consigliabile non toccarli a mani nude. Tra i pini vivono anche molte specie di uccelli, tra cui il Picchio rosso minore (Dendrocopus minor) e la Gazza ladra (Pica pica) intelligente corvide. Nella zona delle risorgive del fiume Timavo vivono o transitano molte specie di uccelli acquatici, tra cui la Folaga (Fulica atra), che si riconosce facilmente per il suo piumaggio nero brillante dove spicca il bianco del becco e della placca frontale, l’Airone cenerino (Ardea cinerea) e l’Usignolo di fiume (Cettea cetti) difficile da vedere ma riconoscibile per il suo bel canto. La Biscia tassellata (Natrix tassellata), innocua per l’uomo, nuota in queste acque e si nutri di piccoli invertebrati e di qualche anfibio. Il più grande mammifero che vive in questa zona è il Capriolo (Capreolus capreolus) che a volte si spinge fino al paese del Villaggio del Pescatore in cerca di cibo.con un po’ di fortuna è possibile avvistare anche la più timida Volpe (Vulpes volpe) di abitudini notturne. Sulla superficie delle acque che bagnano l’area vivono i gerridi, insetti che sfruttano la tensione superficiale dell’acqua per galleggiare e muoversi mentre attorno svolazzano damigelle del genere Caleopterix insieme ad altra specie di libellule. Anche durante il tragitto che passa nel paese del Villaggio del Pescatore e arrivo fino all’ex cava possiamo incontrare delle specie animali, tra cui alcune che si sono abituate a vivere a contatto con l’uomo, per esempio la Cornacchia grigia (Corvus corone cornix), la Rondine (Hirundo rustica), il Cardellino (Carduelis carduelis), il Pettirosso (Erithacus rubecula) e la Tortora dal collare orientale (Streptopelia decaocto). Sulle rive del mare che circonda il paese sarà facile vedere la Garzetta (Egretta garzetta) e molti uccelli acquatici come sterne, gabbiani e anatre. Nella zona della cava, con un po’ di pazienza, si può avvistare il magnifico Martin pescatore (Alcedo atthis).